“Come nelle favole” #Modenapark

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“Come nelle favole”, si Vasco, grazie a te questo week end #Modena ha vissuto una favola.

Il 1 luglio 2017, mesi e mesi ad immaginare orde di fans che avrebbero invaso la nostra città, la preoccupazione di non farcela, di incidenti, di delirio nella nostra piccola cittadina. La caccia ai biglietti, la caccia allo stesso ingresso, la voglia di accogliere qualcuno nella propria casa, veder crescere quel mostro di palco giorno dopo giorno e pensare che il nostro parco Ferrari (che ho spesso guardato con disprezzo) avrebbe ospitato tutta questa gente, beh…nessuno ci credeva. Modena non ci credeva. Pensavamo di non essere all’altezza.

Io non ero al concerto e non sono una fan sfegatata di Vasco, ma alcune sue canzoni sono storia. Ho assistito allo show dal balcone di amici che abitano in Piazza Grande, proiettavano il concerto anche lì e vi assicuro che vedere tutte quelle braccia alzate al cielo ai piedi del Duomo di Modena, la Ghirlandina illuminata, sentire tutte quelle voci cantare, è stato da brivido. Veramente. Un brivido durato quasi 4 ore e che al solo pensiero torna. Credo che tutti alla fine saremmo voluti essere là, al #Modenapark. Eravate bellissimi, ve lo giuro.


Ciò che importa e che voglio raccontarvi è che in questi giorni ho respirato l’anima vera e pura di noi Modenesi, l’impegno a far si che tutto andasse nel migliore dei modi. Credo che questa volta si sia andati oltre il concerto, credo che ciò che ci ha regalato Vasco ci sia entrato nelle vene e quelle emozioni continueranno a scorrere dentro di noi. Abbiamo festeggiato la sua storia, i 40 anni di un’artista che in qualche modo è entrato nella vita di tutti noi.

Non si aspettava altro che questo sabato d’estate alternativo e spericolato.

“Modena è bellissima”, credo che i miei amici me l’abbiano sentito pronunciare ogni mezz’ora. Da giovedì ancor di più quando camminando per il mio amato centro sembrava di essere tutti una grande famiglia.

Un’atmosfera da brivido (che ancora adesso non va via) ha percorso le strade del centro, le case di chi ha ospitato fans, di chi finalmente al posto della solita auto è uscito in bici, a piedi, in roller; a chi ha assistito a tutto ciò dalla poltrona di casa e a chi è fuggito da Modena e se ne è pentito.


Vorrei fosse sempre così.

Una Modena PARALIZZATA,

ma felice di esserlo.

Questo articolo mi sembrava quasi d’obbligo caro Vasco (data la mia residenza e il motivo della creazione del mio blog Modenese).

Questo articolo è per ringraziare fottutamente te che hai deciso che Modena poteva farcela, che hai scelto lei per la tua festa.

Credo sia un GRAZIE da parte di tutti i Modenesi, GRAZIE per averci fatto vivere un week end da sogno e da brividi perenni. GRAZIE a chi ha lavorato per far si che tutto questo sia stato stato MALEDETTAMENTE PERFETTO 🙂


LIC

 

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(Venerdì sera in Piazza Pomposa)​

Vi riporto le parole di Fabrizio Biasin che mi hanno fatto commuovere ancor di più:

Lasciamo perdere per un nanosecondo Vasco.
E pure Bonolis.
Per una volta sarò serio.

Ieri ero al concerto. 
Vi devo dire la verità, per tutto il giorno ho lottato con un retropensiero del cazzo che scavava da qualche parte nel cervello.
Non riuscivo a capire, poi, a show concluso, ho realizzato: avevo “poca fiducia”.

Avevo poca fiducia in una città, Modena, che invece mi ha accolto in maniera straordinaria: tutti gentili, disponibili, per nulla infastiditi da “te che vieni a casa mia”.

Avevo poca fiducia nel “tentativo italiano” di fare qualcosa di mastodontico e che resterà per sempre. “Chissà quale casino capiterà – pensavo – Nella migliore delle ipotesi faremo una figura di merda galattica perché esploderà l’impianto audio e nella peggiore ci leccheremo le ferite per questioni di sicurezza gestite col culo”.

Avevo poca fiducia nella “massa di italiani” che si trova a fare comunella, nella nostra innata capacità di distruggere le cose belle e di dar ragione a chi ci definisce “spaghettari e superficiali”.

Beh, sapete che c’è? Ho immaginato un’enormità di cazzate.

Abbiamo forze dell’ordine straordinarie: cordiali, disponibili e meravigliosamente funzionanti.

Tra gli altri c’erano 450 volontari (e sottolineo volontari) della Protezione Civile organizzati e deliziosi: ti portavano l’acqua se avevi sete, sorridevano, ti davano una mano fin dove era loro possibile.

C’era una nutrita squadra di ragazzi con la faccia tesa e la maglietta nera con su scritto “Staff”, che dopo l’ultima nota di Albachiara si sono commossi e abbracciati come succede agli amici veri. E non per la canzone, ma come a dire “Porca miseria ce l’abbiamo fatta”.

E poi c’era la gente: io, te, tutti. Per una volta ci siamo dimostrati davvero “fratelli”. Ho visto ragazzi di Trento smezzare panini al salame con ragazzi di Giarre, ho visto vecchi di 70 anni stracotti dal sole e soccorsi da adolescenti di buona volontà, ho visto code ordinate per strada e ai cessi chimici, zero risse, ho visto i cestini della differenziata incredibilmente usati come “cestini della differenziata” e non in tipico stile “faccio come cazzo mi pare”.

Oh, per carità, ho visto anche qualche strafattissimo – in fondo eravamo a un concerto rock! – oltre ai classici arroganti del genere “mi comporto come se tutto mi fosse dovuto”, ma sono scomparsi nel mare di gente “perbene”; gente che di fronte ai disagi normalmente provocati da un evento del genere, non si è lagnata, ma ha portato pazienza.

Signori, ho visto 220mila persone che hanno dato un esempio a tutti.

Ecco, io non so se questo è un miracolo che solo Vasco sa fare, ma so che sono arrivato con “poca fiducia” e me ne sono andato con la convinzione che quando lo vogliamo, siamo ancora quelli che insegnano “come si fa” al resto mondo.

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