La moderna Via della Seta (5 di 7 – by Matte Dorello)

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Mi ripresento su queste pagine oggi, 18 agosto, dopo essere tornato dalla gita all’esercito di Terracotta di Xi’an.

Sono in effetti già cinque giorni che mi trovo in territorio cinese, ma è come se fossi qua da una vita.

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Eh si, è proprio vero, la Cina ti prende e ti inserisce nel proprio mondo in un secondo. Troppo grande la cultura di questo paese e l’impatto che di conseguenza determina nel visitatore.

La Cina è la Cina: è frenetica, è meravigliosa, è complessa ed è affascinante.

L’ingresso, come detto, non è stato dei più automatici: in effetti l’abituarsi al modo di vivere e di relazionarsi con le persone richiede certamente uno sforzo consistente.

Intanto quasi nessuno parla l’inglese e ciò determina la chiusura in una sorta di bolla per il turista occidentale, specie se solo come sono  io.

La gestione di qualsiasi problematica o attività minima, anche non solo quelle meramente burocratiche, richiede di essere affrontata con concentrazione se si vuole comprendere con esattezza ciò che si sta facendo.

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Ovvio che questo discorso non vale per il turista convenzionale che si chiude in hotel e vaga tramite tour organizzati o taxi: come avrete capito, io non sono quel tipo di viaggiatore.

La prima forte sensazione che si ha in questo paese è di quanto di anni in anno progrediscano. Io ero stato qui 5 anni fa e molte cose erano cambiate.

Ho attraversato i territori più remoti, soggiornato in cittadine sperdute, ma il livello sociale ed infrastrutturale fa passare davvero il nostro paese per un luogo superato.

Lo splendore dell’avanguardia cinese è tuttavia pari solo alla sensazione di privazione delle libertà fondamentali cui si assiste di giorno in giorno.

Qua il Grande Fratello non è un patetico programma televisivo, ma la vita quotidiana.

Tuttavia, è del tutto evidente che il sorpasso operato dalla Cina nei nostri confronti non sia più in atto, ma ben ampiamente effettuato.

Ciò che si percepisce già ad Urumqi, in una città neanche troppo importante ed isolata nel deserto (circa 13 ore di treno ad alta velocità per Xi’an), è che i cinesi sono ormai anni luce più avanti di noi e, se continuano così, verremo completamente surclassati.

Beh, tornando a questioni di itinerario, da Urumqi l’indomani ero salito a bordo del treno ad alta velocità che mi avrebbe condotto a Jiayuguan.

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Non posso nascondere che proprio questa isolata cittadina fosse uno dei luoghi che più desideravo vedere. A Jiayuguan sorge infatti il primo baluardo, quello più occidentale, della muraglia cinese.

L’emozione e l’interesse nel vedere tale sito è, credo, automaticamente comprensibile: la Grande muraglia, una delle sette meraviglie del mondo moderno, lunga migliaia di chilometri, inizia ai margini di un canyon creato dall’incessante scorrere di un fiume, segnando il confine tra la Cina antica e quello che era per loro il mondo ignoto ed impenetrabile, caratterizzato da deserti immensi e da monti altissimi.

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Sempre a Jiayuguan, a qualche chilometro dal primo torrione, sorge il fantastico “Pass”, ossia l’antico portale di accesso al mondo cinese.

Tale passaggio doveva essere necessariamente varcato dalle carovane che percorrevano la via della seta alla ricerca delle ricchezze dell’impero celeste.

Non c’è nulla da dire, l’esperienza in questi luoghi è davvero mozzafiato ed è resa tale anche dai colori dei paesaggi in cui il tutto si colloca. Il cielo turchese e le vette innevate dei monti che incorniciano il deserto rendono l’ambientazione incredibile.

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Tra le altre cose mi sono pure arrampicato su un alto baluardo sito in un tratto della muraglia che si inerpica sulla sommità di un monte, regalando, con il prezzo di una immensa fatica, un panorama ampio e suggestivo.

A Jiayuguan, come in tutta la Cina occidentale, si mangiano quasi esclusivamente piccoli spiedini di carne, generalmente di agnello, resi piccantissimi da una mistura di spezie locali. Sicuramente questa pietanza, già trovata in forma molto simile in Uzbekistan, può entrare a pieno titolo nell’elenco dei cibi preferiti.

Altra nota interessante è il clima: al contrario di ogni aspettativa, e pur trovandomi nel deserto, le temperature sono assolutamente miti, quasi fredde durante la notte.

Questa piacevole situazione climatica, goduta ad Urumqi ed a Jiayuguan, è stata  molto gradita dopo i 40 gradi dell’Uzbekistan ed in attesa del caldo umido della Cina orientale.

I due giorni qui sono quindi passati velocemente e piacevolmente: ho anche dovuto risolvere il problema del prelievo di contanti, circostanza divenuta improvvisamente urgente a causa della difficoltà nel trovare una banca che accettasse la mia carta.

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La mattina del 17, con la ormai consueta sveglia ad orari improponibili, mi aspettava il treno per Xi’an, un altro mezzo veloce che in ben 8 ore mi avrebbe condotto in questa antica capitale.

Il treno cinese è sempre molto confortevole: l’unica differenza tra questo ed il precedente viaggio da Urumqi è stata quella del sovraffollamento. Il treno infatti era nel caos più totale, completamente pieno di cinesi, chiassosi come sempre. In più, per non farsi mancare niente, ho avuto la sfortuna di beccare intorno a me due pestiferi ragazzini cinesi, capricciosi e rumorosi, che non hanno smesso di parlare per un secondo, mantenendo ovviamente un tono di voce da curva sud. La discesa dal treno, ormai attesa enormemente, aveva tutto il sapore della liberazione.

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Dopo 8 ore di treno con aria condizionata, l’impatto con il caldo umido ed il tumulto dell’enorme stazione della città di Xi’an, mi faceva capire inequivocabilmente di essere giunto nella vera e propria grande Cina.

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