Mentre sono in aperta guerra con le zanzare che popolano questo brutto ostello in cui mi accingo a trascorrere le ultime due notti, oggi 22 agosto, riprendo a scrivere le ultime parole poiché il lungo viaggio si approssima alla conclusione.
Strane sono ora le sensazioni: tra momenti di alti e prevedibili bassi, l’impresa è stata dura ma fortemente costruttiva ed edificante. Fino a qualche giorno fa, durante le lunghe camminate sotto il sole, che quasi mai mi ha dato tregua, vedere la meta mi ha aiutato a portare avanti il mi pesante zaino. Ma ora che ormai sono separato da poco più di 24 ore dall’Italia, prepotentemente sale un po’ di malinconia.
Sarà perché in questi moltissimi kilometri passati da solo ho costruito il mio mondo, mio e soltanto mio: ho preso abitudini, ho superato problemi.
Ho vissuto ogni istante esattamente come il mio arbitrio mi consigliava.
Ho certamente commesso errori, ho fatto scelte sbagliate, ma essenzialmente tutto è andato come doveva andare.
Non ho incontrato nessun particolare problema e anche la minima avversità è stata superata senza particolare apprensione. L’organizzazione dopotutto era stata ottima e quasi nulla era stato lasciato al caso.
Ho vissuto, eccome se ho vissuto. Ho vissuto più in questo mese che in tanti altri a lavorare dietro una scrivania. Ho solcato pianure, steppe, deserti e montagne. Ho visto fiumi enormi di cui neppure conoscevo l’esistenza e ho conosciuto culture di paesi profondamente diversi dal mio, imparando diversi modi di vedere e fare le cose.
Ho parlato con persone che nulla sanno dell’Italia.
Noi eurocentrici convinti di essere la vacca da cui tutti mungono; c’è chi, in Europa, non è mai andato.
Ho conosciuto tantissime persone, chi per alcuni giorni, chi per alcune ore, chi, semplicemente, per qualche frangente; ognuno di loro, con la propria storia e simpatico od odioso che fosse, ha aperto a me il proprio mondo con la naturalezza che si può trovare solo quando si ha di fronte uno sconosciuto.
Ho parlato con un ragazzo kazako, della zona del lago di Aral, che pensava di girare le città europee in auto in 15 giorni; incredibile. Vedendo il mondo dal suo “oblò” kazako, terra assolutamente vuota ma grande quasi come l’Europa, operava un’ignorante ma spontanea analogia col nostro vecchio continente.
Ho parlato con un miliare uzbeko che mi chiedeva se l’Italia fosse molto pericolosa e se fosse facile reperire armi; lui che viene da un paese dove c’è un militare armato ogni 10 metri.
Ho incontrato alcuni europei, non tantissimi, ma qualche pazzo che, come me, si mette in viaggio per l’Asia centrale esiste davvero.
Di più ne ho visti in Cina, certamente non un paese dimenticato come Uzbekistan e Kazakhstan, ma anzi ormai fulcro economico e culturale dell’Asia e forse del mondo. La Cina è ormai di certo un interessante punto di approdo non solo per i turisti ma anche per i lavoratori. Modernissima, organizzatissima e certamente ormai benestante.
In Cina ho conosciuto Silvia che mi ha fatto compagnia per gli ultimi giorni: che incontro fortunato!
Non solo perché avevo proprio bisogno di avere un appoggio dopo tanta solitudine, ma anche perché Silvia è molto compatibile col mio modo di essere e non potevo davvero sperare di fare un incontro migliore!!
E pensare che ci siamo conosciuti per caso su un autobus che stavo per perdere … Sliding Doors è nulla a confronto!!
Stasera la rivedrò ancora, l’ultima cena. Speriamo di rivederla anche in Italia.
Per il resto, facendo un piccolo salto indietro, la giornata a Pingyao è stata molto tranquilla.
Il paesino, molto caratteristico, è molto piccolo ed è praticamente invaso dai turisti. Le cinta murare, le torri che qua e là svettano tra le vie, rendono Pingyao un luogo da fotografare ed ammirare, degno di qualche passeggiata rilassante, tra negozietti di souvenir o artigianato locale e ristorantini di specialità cinesi.
Il girono dopo, ossia ieri, la partenza era per fortuna ad un orario ragionevole, all’ora di pranzo. Quello che era l’ultimo viaggio in treno si preannunciava una serena cavalcata di nemmeno quattro ore. Abituato come sono a viaggi fino a 24 ore, non ho neppure sentito l’ultima fatica.
Quasi più faticoso è stato raggiungere l’ostello dalla stazione occidentale di Pechino, collocato esattamente nel lato opposto della megalopoli: risultato finale, un’ora abbondante di metropolitana per arrivarci.
Non pago, visto che ero d’accordo di cenare con Silvia in un ristorante coreano – da lei proposto – collocato nel campus dove frequenta il suo corso di cinese, mi sono sparato un’altra ora di treno ancora verso ovest per raggiungerla.
E non dimenticate il ritorno a casa!
Insomma, ieri sono stato praticamente sempre in treno!!
Però non ci lamentiamo!! La compagnia di Silvia è molto piacevole e quindi il viaggio era del tutto giustificato!
Peccato solo per il (tremendo) piatto ordinato!! Questa volta l’intellegibile menu ci aveva fregato!
Oggi rappresenta invece la classica ultima giornata: poca voglia di fare, per giunta in una città già visitata 5 anni fa, e tanti pensieri per la testa.
L’impegno più divertente sarà la cena di stasera con Silvia ed alcune sue compagne di corso: si va a mangiare la famosa e deliziosa anatra alla pechinese. Una vera prelibatezza.
Peraltro sarò io a portarle in un ristorante dove ero già stato 5 anni fa. Il mio ricordo è nitido e molto positivo: speriamo di non deludere le ragazze!!
Questa mattina, svegliato come sempre alle 8, ho deciso di vagare per la zona più centrale di Pechino. Quasi interamente a piedi, se non per il primo tratto, ho visitato la fantastica piazza Tien An Men, su cui tra le altre cose, si affaccia la città proibita, per poi dirigermi verso il parco che ospita il bellissimo stupa bianco, così completando una sorta di lunghissimo anello che dopo 4 ore di passeggio mi ha riportato alla base.
Ora due belle birre fresche, in questa giornata stranamente temperata, me le merito proprio.
Ormai, tristemente, siamo proprio giunti alla fine del racconto. Come detto verso le 6 o le 7 incontrerò le ragazze a Qinanmen, a sud di piazza Tien an men, per l’ultima serata di questo immenso puzzle di storie che è stato il mio viaggio, con la speranza di godere fino all’ultimo istante di questa magica esperienza.
Domani sera, e scriverlo fa impressione, sarò già nella mia casa, sul mio divano, a ripartire con la vita di sempre che, per fortuna, grazie a questa avventura, riuscirà ad assumere il sapore di un nuovo capitolo.
Nuove energie e nuovi obiettivi devono sempre caratterizzare il proprio percorso di vita, nella consapevolezza talvolta difficile da raggiungere, che solo la completa realizzazione di se stessi può davvero corrispondere alla comprensione del senso della propria vita, evitando di conformarsi alle regole non scritte del vivere sociale che inesorabilmente ci omologano, spegnendo in ognuno di noi il fuoco delle proprie pulsioni e trasformando la propria vita in una semplice linea retta da percorrere senza mai cambiare sentiero. Come la metropolitana!!
Un dono troppo grande, la nostra vita, per essere così mortificato; una sottovalutazione troppo grossa dell’essere umano.
Soltanto portando il nostro corpo e la nostra mente all’estremo è possibile conoscersi fino in fondo, senza correre il rischio di guardarsi allo specchio e vedere un semplice stereotipo della nostra società che non brilla di luce propria.
Ragazzi, spero questo racconto, oltre che interessare, vi possa essere utile per affrontare lo stesso viaggio, pur non essendomi dilungato troppo sulle sfaccettature turistiche, col preciso intento di lasciare ognuno libero di colmare i buchi lasciati vuoti con i particolari e le sfumature corrispondenti ai propri interessi ed attitudini.
Conoscere è cultura e cultura è capire le cose e saperle affrontare.
Tante volte un viaggio in piena libertà ed affrontato con insaziabile desiderio di assorbimento di informazioni può essere più formativo di un corso di studi o della lettura di un libro.
Le pagine più belle sarete voi a scriverle.
Buon viaggio a tutti! E non smettete mai di inseguire i vostri sogni e di realizzare i vostri desideri. Nessun obiettivo imposto o convenzionale vi darà mai la vera soddisfazione di essere stati voi stessi, ma potrà solo illudervi, attraverso l’accettazione sociale, di essere quel qualcuno o quel qualcosa che gli altri hanno voluto, poiché loro, per primi, si sentiranno meno inutili ed insoddisfatti nel vedervi piegati alle stesse regole ed abitudini da loro biecamente accettate.
Dalla Cina è tutto!!
Un Viaggiatore
Appendice
Stamattina la radio di Spotify passa Iris dei Goo Goo Dolls. Incredibile, neppure pensavo di averla salvata nella playlist. È una canzone vecchissima, tristissima, ma bellissima. Mi ricorda quando ero un ragazzino; mi ricorda che quel CD lo rubai perché non potevo permettermelo, e mi beccarono pure!
Forse per questo ha per me un tono agrodolce.
Evidentemente il mio telefono mi conosce: mi deve aver visto un po’ come quando da piccolo finivano le vacanze con i genitori. Quando tornavo da Sirolo. La sensazione è proprio quella.
Vedete, quando in estate ti stacchi dal tuo mondo completamente, non è come quando vai via con gli amici di sempre. In questo ultimo caso, infatti, la vita di vacanza è pur sempre una propaggine della vita quotidiana: insomma, un diverso film con gli stessi attori.
Quando invece sei solo, come in questo viaggio o come quando da piccolo venivo catapultato nel mondo marchigiano, sei costretto a scrivere da per te la tua avventura e quando te ne allontani sai, per certo, che non è affatto sicuro che essa potrà mai ripetersi. In questi casi, come nelle lunghe serie televisive, i paesaggi cambiano, le scene cambiano, tu pure cambi.
E quasi certamente l’esperienza rimarrà nella tua testa come una foto di gruppo, cristallizzata e bellissima, ma statica, difficile farne un replica senza notarne le differenze.
Ieri è stata la mia ultima sera ma non è andata proprio come avrei voluto.
Non che non mi sia divertito, ma un gruppo di brasiliani è riuscito, solo in parte, a rovinare la mia festa.
Infatti, non solo si erano aggregati al nostro tavolo ingolositi tanto dal risparmio sulla lunga attesa che avrebbero dovuto sopportare per avere il loro tavolo, quanto dalla presenza delle mie belle compagne di cena, ma a fine cena si sono fatti trovare con il portafoglio non sufficientemente pieno per pagarsi il conto, pur avendo fatto sin dall’inizio gli sboroni che ordinano a destra e a manca. Insomma, mi è toccato pure prestare una cinquantina di yuan. Non certo una fortuna, ma è il principio che mi aveva infastidito.
Si sono parzialmente salvati dalle mie ire, quando, comprendendo il mio disappunto, hanno deciso di levarsi dalle palle.
Ora sono in aeroporto: la strada che mi ci ha portato è servita a ripercorrere le diapositive di questa bella avventura. Non voglio ripetere le riflessioni già sviluppate nella conclusione del diario e quindi, con più leggerezza, vi saluto di nuovo mentre finisco di sorseggiare questa ultima birretta cinese che mi sono voluto concedere come simbolo della libertà e dell’ebbrezza conosciuta attraverso questo viaggio, che sicuramente non scorderò mai!
scritto da MATTEO DORELLO