I tre giorni a Santa Marta, tra spiagge incantate e un’ottima vita serale, sono certamente stati i migliori della vacanza fino ad ora. Dopotutto, in una terra che offre meno di altre a livello storico-culturale, le attrazioni naturali giocano un deciso ruolo da protagonista. La cittadina di Santa Marta, per giunta l’insediamento più antico del paese, è il classico punto di riferimento ed approdo per tutti i turisti attratti dalle escursioni che da qui possono essere fatte. Anche qua, come purtroppo assai spesso nell’ultima settimana, la pioggia è di gran lunga il peggior nemico. Dopo appena un’ora dall’atterraggio, è infatti esploso un violento temporale che ci ha perseguitato fino a tarda notte.
Per fortuna, però, già il secondo giorno il clima è diventato più favorevole, regalandoci quotidianamente un sole splendente fino alle 5 di pomeriggio, seguito con puntualità quasi svizzera, da uno scroscio di pioggia nelle ore successive.
Le tre gite fatte da Santa Marta, quasi in un crescendo melodico, ci hanno portato verso luoghi incantati. La prima esplorazione è stata quella di playa Cristal, ai margini del settore occidentale del parco Tayrona e raggiungibile esclusivamente con una navigata di circa 40 minuti. Ecco, proprio il viaggio in barca è il lato dolente: l’imbarcazione è infatti uno squallido e minuscolo scafo condotto da spericolati capitani che caricano il mezzo con più persone possibili e si spingono nell’arrabbiatissimo mare a velocità sconsiderate. A differenza dei classici viaggi in comitiva, dove si scherza trasportati dall’umore alto, a bordo di quella lancia il silenzio regnava sovrano.
La faticosa attraversata è tuttavia ricompensata dalla spettacolo della destinazione, una lingua di sabbia bianca che si cuce dolcemente con l’acqua cristallina della baia. Veramente uno spettacolo unico. Il ristoro per gli avventori è l’ottimo “pescado del dia”cotto e servito in modo assolutamente tradizionale dalla gente del posto.
Il giorno seguente l’obiettivo era Bahia Concha, un’altra meravigliosa spiaggia, raggiungibile questa volta più facilmente con un avventuroso tragitto in auto di circa 30 minuti. Questo lido, assai più ampio di Playa Cristal, è tuttavia meno noto ai turisti stranieri – forse perché non citato dalla Lonely Planet – così risultando un luogo più tranquillo ed autentico.
Una giornata passata tra birrette in riva al mare e tuffi nell’acqua trasparente, non necessita alcuna digressione descrittiva per fare comprendere la piacevolezza della situazione.
In ultimo, ma solo cronologicamente, la avventurosa giornata al Parco Tayrona è stata di gran lunga l’esperienza più bella ed affascinante fatta finora.
Partenza all’alba, un’ora di macchina da Santa Marta fino alla località El Zaino, porta di accesso al parco, e in un attimo ci si ritrova all’interno di una fitta giungla. Una lunga camminata, resa assai dura dall’intensa umidità, conduce alla costa attraverso di un sentiero che serpeggia tra maestose rocce e rigogliose piante.
L’approdo alla prima spiaggia appare come una deliziosa liberazione dagli sforzi del passeggio. La dolce brezza marina che asciuga il sudore versato, unitamente ai colori che magicamente si offrono alla vista, fanno immediatamente dimenticare la fatica, nonché crescere il desiderio di proseguire verso la spiaggia successiva.
La prima spiaggia balneabile è chiamata “La Piscina” ed è facile comprenderne la ragione subito dopo aver dato il primo sguardo. Una cornice di fitta vegetazione tropicale, puntellata qua e là da pietre enormi e tondeggianti, avvolge una spiaggia bianchissima, creando uno scenario talmente suggestivo da far scordare qualsiasi cosa che non sia uno degli elementi che compongono quell’immagine.
Dopo una meritata sosta il cammino è proseguito per un’altra quarantina di minuti verso Cabo San Juan, punto di arrivo del sentiero e gemma della costa orientale del Tayrona.
Anche in questo caso lo spettacolo è incredibile. Il Cabo è un piccolissimo promontorio composto di grandi sassi tondi, l’uno disposto quasi casualmente sull’altro, che divide la spiaggia in due baie dall’acqua di quel blu così intenso che non consente di indugiare nemmeno un secondo prima di fare un bagno.
Il Cabo è sormontato da un piccolo gazebo dal quale si può ammirare la costa e la verdissima vegetazione che la abbraccia intensamente; alle spalle le grosse onde che si infrangono contro la scogliera ricordano sempre l’imponenza e la maestosità di un mare che solo a tratti può offrire una sicura ospitalità.
Verso la metà del pomeriggio inizia il percorso per guadagnare l’uscita dal parco; ciò per effetto dell’orario di chiusura fissato alle 17 e per evitare di procedere al buio, visto che, in questa terra, il sole tramonta verso le 18. Per goderci un po’ di più la spiaggia e per evitare le fatiche patite all’andata, abbiamo deciso di rendere il ritorno più rapido e divertente, scegliendo di cavalcare attraverso la fitta giungla, così risparmiando un’ora rispetto al percorso a piedi.
All’uscita del parco un affollato autobus di linea ci avrebbe condotto in un’ora a Palomino, consentendoci di ammirare uno spaccato di quotidianità locale, tra persone che caricano lavatrici sul mezzo e l’autista che effettua consegne nei bar lungo il percorso. Emozioni che solo il viaggiare sui mezzi pubblici può regalare.
Finisco di scrivere questo capitolo proprio dalla spiaggia di Palomino, comodamente sdraiato sul lettino di fronte al mare impetuoso, mentre mi godo le ultime ore in questo piccolo paesino apprezzato soprattutto dai surfisti.
La tappa di Palomino era stata pensata giusto per trascorrere la nottata su una delle spiagge nelle adiacenze dell’uscita dal Parco Tayrona: la scelta si è effettivamente rivelata azzeccata. Il piccolo ma grazioso hotel proprio sulla riva del mare ha avvalorato ancor di più la decisione. Dopo i tanti km percorsi attraverso il parco, una sosta rilassante era assolutamente doverosa.
Unica nota dolente, il non poter fare il bagno, poiché le forti correnti rendono assai pericoloso immergersi nell’acqua. Ci si deve accontentare di qualche rinfrescata sulla riva, per combattere il calore fortissimo del sole tropicale.
Ora è giunta l’ora del pranzo, poi si prende l’autobus per Santa Marta. Lì resteremo una sola notte, giusto per trovare un mezzo di trasporto che ci conduca verso Cartagena, la meta finale del tour colombiano.
Abbiamo infatti pensato di spezzare il viaggio da Palomino a Cartagena soggiornando una notte nello stesso hotel di Santa Marta in cui eravamo stati appena prima del Tayrona. Essenzialmente per due ragioni: da un lato era fondamentale avere un posto in cui abbandonare gli zaini pesanti che certamente non avremmo potuto portarci sulle spalle durante la gita al parco. In secondo luogo, ben consapevoli ormai della cronica lentezza e disorganizzazione locale, saremmo stati folli a tentare di percorrere tutta la strada che ci separava dall’ultima meta in un solo giorno e con i mezzi pubblici.
Per le strade colombiane la confusione regna sovrana e la gestione dei servizi è così disordinata da sembrare casuale. Avevo già girato mezzo Sudamerica in autobus, ma mai mi ero imbattuto in così tanti disservizi come in Colombia.
SCRITTO DA MATTEO DORELLO