Überlin

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PROLOGO

Qualche anno fa, anzi parecchi anni fa, diciamo non molto dopo il Paleozoico, ebbe  (moderato) successo un cantante, peraltro molto bravo. Si chiamava Garbo, si affacciò sulla scena pop italiana con una canzone il cui ritornello faceva “…a Berlino che giorno è? a Berlino che giorno è?…”. All’epoca divenne quasi un modo di dire, ma fu presto dimenticato.

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NOW

Fossi un ventenne, non ci metterei molto a fare la valigina e partire per Berlino. Per restarci, però.

Più ancora che a Londra e Parigi, città forse più belle nel senso classico del termine, ma che ora come ora non tengono il passo con la ritrovata capitale tedesca, Berlino è riuscita miracolosamente a creare la sintesi perfetta tra un passato molto, molto ingombrante, e il desiderio di guardare avanti.

I musei? Si, meglio Parigi. La coolness? Londra, indubbiamente. Lo shopping? Beh, su questo si può discutere…

Ma a Berlino capisci che sta nascendo qualcosa, e soprattutto capisci la Storia, quella con la S maiuscola. Storia che non viene annacquata dagli imbecilli, prevalentemente italiani ahimè, che si fanno selfie con i finti militari al Checkpoint Charlie, versione teutonica dei Centurioni al Colosseo, o dai Mc Donald’s aperti nei luoghi che furono le roccaforti del comunismo duro e puro.

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Quello che hanno saputo fare di Berlino i tedeschi, a poco più di vent’anni della riunificazione, è stupefacente. Sarebbe facile ironizzare sui tempi biblici di una Salerno-Reggio Calabria oppure della costruzione (ah ah ah) del ponte sullo Stretto.

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Ma salire sulla cupola del #Reichstag, visitare #PotsdamerPlatz o, semplicemente, osservare la pulizia e l’ordine delle strade, ovvero il grado zero della cività di un popolo, ti fa capire tante cose.

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Una città che evidentemente vive ai 100 all’ora e che, non senza una buona dose di cinismo (e pragmatismo), ha fatto delle sue vergogne (il Muro e gli orrori del nazismo) due attrattive, certo meno allegre, ehm,  del Bora Bora o dell’Amnesia ad Ibiza, ma che tutti – davvero, anche i piu piccoli – dovrebbero toccare con mano. Per capire, o per ricordare, chi  può, e non dimenticare.

E dopo averla visitata, quei pochi, come me, che si ricordano ancora del tormentone di Garbo, capiranno finalmente ”a Berlino che giorno è?”.

La risposta è che a Berlino è già domani, è sempre domani. Perché il futuro passa (anche) da lì, ed è sempre, purtroppo, un futuro lontano da noi.

Bolly

5 commenti
  1. Anche io ho avuto il piacere di visitare Berlino due volte, una di queste mi sono fermata due settimane e posso confermare che è una città tutta da scoprire, che offre qualsiasi tipo di intrattenimento tanto di giorno quanto di notte.
    Consiglio di trascorrere un pomeriggio nella zona dei mercatini di Mauer Park, forse meno turistica ma comunque molto interessante!

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