La via degli dei in mountain bike è meravigliosa, sei pronto a partire?
Già a pronunciarne il nome può immaginarsi che non si tratta di qualcosa di banale, di qualcosa per tutti.
Probabilmente si potrebbe sospettare che il riferimento agli dei sia un richiamo alle imprecazioni che dovranno essere lanciate nell’affrontare il tragitto.
Semplicemente la via degli dei non è solamente un percorso, è un’avventura, un’impresa, un totale abbandono alla natura, lontano dal traffico, lontano dai rumori, dalle persone. La via degli dei è anche isolamento e riflessione; concentrazione volta al super manto delle mille difficoltà che ad ogni metro incontrerete nell’affrontare l’itinerario.
La via degli dei risorge come una fenice dalle ceneri di un antichissimo percorso.
Già in uso ai tempi degli Etruschi e ripristinato come via di trasporto per le milizie dai Romani che, per l’appunto, la denominarono Flaminia Militare, lo scosceso tracciato congiunge Bologna a Firenze attraversando le aree più recondite e selvagge dell’Appennino Tosco-Emiliano.
D’altra parte, nell’antichità, di certo non era possibile costruire le vie di comunicazione come oggi lungo le vallate, oltrepassando i monti mediante tunnel e gallerie; ai tempi l’unica via sicura per attraversare una catena montuosa era quella di superarla nel senso letterale, ossia arrivare in cima ad ogni vetta che si incontra per poi ridiscenderla e così via.
È proprio questo elemento, il continuo sali e scendi, a caratterizzare il percorso. Non a caso ogni vetta è dedicata ad una divinità del mondo classico, segno di una nomenclatura dalle origini antichissime e motivazione alla base della scelta del nome del percorso.
La via degli dei è dunque un tracciato di circa 130 Km, che si srotola lungo sentieri sterrati e talvolta anche lungo piccole strade asfaltate e che può essere percorso sia in mountain bike che a piedi.
A dire il vero il percorso nasce prevalentemente come itinerario per il trekking. I sentieri sono effettivamente molto difficili per la bicicletta, non solo a causa dell’elevata pendenza che spesso li caratterizza, ma anche per effetto delle pessime condizioni in cui sono tenuti molti tratti.
A ciò deve anche essere aggiunto che la presenza in diversi punti di pietrisco o di resti dell’antica Flaminia Militare possono rendere davvero difficile la percorrenza.
Detto questo,non pensiate di poter affrontare la via in bicicletta senza alcun tipo di allenamento: una fantastica esperienza potrebbe tramutarsi brevemente nel vostro incubo peggiore.
Il percorso in bici viene generalmente suddiviso in tre tappe: ciò sia per spalmare gli sforzi in più giornate, ma anche per godersi al meglio quella che pur sempre deve essere una esperienza di viaggio e non una prova di competizione sportiva.
Sarebbe davvero un peccato non pensare di soffermarsi a scambiare due parole con altri avventori, gustarsi un bel piatto tipico quando si incontra un qualche sperduto paesino di montagna o fermarsi per ammirare gli splendidi panorami che la via offre al visitatore.
La prima tappa è senza dubbio la più dura. Infatti dalla città di Bologna si prevede di arrivare fino al piccolo paese di Madonna dei Fornelli, sito a quasi 800 metri sul livello del mare. Il percorso, lungo poco più di 50 Km, è senza dubbio molto impegnativo per il ciclistaa causa della lunghezza del tracciato in salita, capace di lasciare senza fiato quando propone strappi dall’inverosimile pendenza, come, ad esempio, quando si sorpassa il famoso Monte Adone, nei pressi di Brento.
Infatti, dopo aver raggiunto Sasso Marconi costeggiando il fiume Reno da Casalecchio, il sentiero inizia ad arrampicarsi ripidamente ed incessantemente sui primi colli dell’Appennino bolognese fino a raggiungere il paese di Monzuno dopo il quale, salvo qualche piccolo strappo, il tracciato mantiene la quota fino alla destinazione.
La seconda tappa è sicuramente la più emozionante. Molto difficile dal punto di vista del tracciato per effetto della forte pendenza e delle pessime condizioni del sentiero, la tratta che collega Madonna dei Fornelli a San Piero a Sieve nel cuore del Mugello offre paesaggi e scenari mozzafiato. È infatti in questa tappa che si toccheranno le vette più elevate per poi ridiscendere in territorio toscano.
La fantastica sensazione che si prova a dominare le terre circostanti dall’alto dei 1200 metri raggiunti dal tracciato, con tanto di fatica e sudore, sarà davvero difficilmente replicabile.
Tuttavia, pur di fronte a forti pendenze, il tracciato della seconda tappa risulta nella pratica meno impegnativo di quello del giorno precedente. Infatti dei 40 Km circa che lo compongono solo 17-18 sono di salita, mentre i restanti 23 Km che dovrete percorrere una volta superato il passo della Futa saranno nella quasi totalità in discesa.
Per la conclusione del percorso resta dunque l’ultima tappa, la più breve, che, attraverso una trentina di Km tra i dolci colli della Toscana settentrionale, vi porterà a Firenze dopo avervela fatta ammirare ripetutamente lungo la discesa a valle.
Lungo il percorso diversi sono i punti indicati per una sosta: tanti sono i luoghi da cui ammirare scenari stupendi e diverse sono anche le aree in cuisi possono vedere i resti dell’antica via costruitadai romani.
Nelmio viaggio non sono certo mancate le occasioni per socializzare, visitare luoghi o per approfittare di una sosta a pranzo per spezzare un po’ il ritmo della pedalata e, soprattutto, per aggiungere alla prestazione in bicicletta quella dose di esplorazione che non deve mancare in ciò che, a mio avviso, è pur sempre un’esperienza di viaggio.
Per darvi alcuni consigli sulla base di ciò che è stata la mia esperienza, posso senza dubbio consigliarvi lungo la prima tratta, in località Brento, la Vecchia Trattoria Monte Adone, dove ho consumato a prezzi più che onesti un buonissimo pranzo a base di ottime specialità tipiche bolognesi. All’esterno del ristorante segnalo anche la presenza di un piccolo giardinetto che si affaccia sulla vallata fornendo una fantastica scenografia ad un rilassante pisolino da dopo pranzo.
Lungo la seconda tappa ritengo invece irrinunciabile una sosta al Ristorante del Passo della Futa. Questo fantastico luogo che sopravvive nel tempo in maniera quasi incredibile è noto non solo per la eccelsa qualità della cucina toscana ed emiliana che propone, ma perché rappresenta una specie di altarino per gli appassionati dei motori e della bicicletta.
Le pareti del locale sono cosparse di cimeli che ricordano imprese sportive del passato, dalla Mille Miglia alle diverse tappe di gare ciclistiche che hanno visto la Futa come romantica scalata finale verso la vittoria, e di fotografie che raffigurano i tanti personaggi dello spettacolo che hanno consumato un pasto nella locanda che dal 1890 resiste spavalda e sicura dell’ottimo servizio che riesce a dare a chi decide ancora di attraversare il passo appenninico per uscire dalla propria regione, proprio come si faceva quando l’Autostrada del Sole non era nemmeno un progetto in cantiere.
Arrivati a Firenze, invece, il ventaglio di proposte per un buon pasto è praticamente infinito. L’unica cosa che mi sento tuttavia di consigliare, per mantenere la propria esperienza di viaggio sui binari della tradizione, dello slowfood e del cibo di strada (certo più confacente al viaggiatore in bicicletta), è di gustarsi un bel panino con il lampredotto, piatto fiorentino più diffuso e consumato nella città, che potrete acquistare in uno dei tantissimi venditori ambulanti storici sparsi per e vie del centro. Tra i tanti brillano certo per fama il trippaio di via De’ Macci, angolo piazzetta Sant’Ambrogio, gestito con passione e dedizione da padre e figlio e considerato, con merito, il migliore della città, e la baracchina di piazza San Frediano che, tra le tante specialità, offre anche la poppa grigliata, di non così facile reperimento nella città del giglio.
Per quanto riguarda invece le soste per la nottata, la mia scelta è stata quella dell’utilizzo della tenda, sempre allo scopo di mantenere la massima libertà, oltre cheil massimo contatto con la natura circostante.
La prima notte sono stato ospitato dal B&B Romani di Madonna dei Fornelli, alloggio reso ottimo dalla proprietaria che, con tanto cuore e passione, offre un servizio di accoglienza a 360°che include anche una dose di convivialità che rende di certo unica la permanenza presso la struttura. La tenda può comodamente essere piantata nel cortile dell’abitazione mentre, in caso vogliate un letto vero e proprio, potrete tranquillamente accomodarvi in una delle camere a disposizione. Ultimo ma non ultimo, segnalo che in questo B&B la proprietaria organizza cene per gli ospiti a base di squisiti prodotti a Km 0 acquistati da produttori della zona, così creando una occasione unica per condividere le proprie esperienze di viaggio con altri viaggiatori impegnati nella stessa avventura.
Con l’arrivo invece a san Piero a Sieve, l’unica struttura compatibile con la scelta di dormire in tenda, era rappresentata dal campeggio Mugello Verde, davvero un’ottima struttura, situata in una posizione fantastica sulla somma di una piccola collina coperta da una pineta e dotata di ogni servizio che possa servirvi.
Dopo aver speso tutte queste parole, spero di essere riuscito a descrivere al meglio quello che è la via degli dei, un percorso ancora poco sponsorizzato ma in grado di offrire una esperienza davvero unica a chiunque abbia la voglia di lasciarsi andare ai ritmi della natura, dimenticando per un momento la frenesia della vita urbana di tutti i giorni.
Percorre distanze così lunghelentamentea piedio in bicicletta consenteeffettivamente di assaporare in modo diverso la realtà che ci circonda. Basta pensare che al di sotto della via degli dei un moderno tunnel ferroviario collega Bologna a Firenze in meno di 40 minuti, tralasciando tutta la vita, i colori, i sapori e le storie del mondo sovrastante, che, pur se superficiale, rischia di essere dimenticato a causa di bui e profondi mondi sotterranei costruiti per soddisfare le esigenze di una società sempre più caotica che, sempre correndo, rapidamente dimentica quale sia l’abito migliore con cui mostrarsi.
Se ancora avete dei dubbi, ignorateli … e partite per la via degli dei.
Matteo